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Immagine del redattoreFrancesca Gottofredi

Paura e fobia: cosa sono e come si scatenano

La paura e la fobia sono due reazioni che, se in una certa misura si possono considerare fisiologiche, possono facilmente diventare patologiche. Scopriamo di più



La paura è come una coperta troppo corta, comunque ti giri, la tiri, ti lascia sempre qualche parte scoperta.

Questa frase, tratta dal film “L’attimo Fuggente”, spiega in modo semplice ma realistico cosa sia la paura.

Quando si parla di un problema psicologico sorge spontaneo chiedersi perché si presenti.

Questo approccio alla risoluzione dei problemi risale ad una secolare concezione, di aristotelica memoria, per cui ad una cosa sussegue un altra in modo lineare e causale.

Queste cause devono per forza esser antecedenti agli effetti, per questa ragione si cerca e si indaga nel passato.

Tale modello è stato di gran lunga superato da più di un secolo, sia dalle scienze fisiche che da quelle naturali, basti pensare al principio della relatività di Einstein o al principio di indeterminazione di Heisenberg.

Il concetto di individuazione delle cause degli eventi facendo capo a principi lineari, viene oggi soppiantato dall’uso di un modello di linearità circolare, secondo il quale: A ci porterà a B, che a sua volta ci porterà ad A.

Una volta innescato tale processo non ci sarà più un inizio ed una fine, ma un sistema interdipendente di reciproca influenza tra i fattori in gioco.

Ma come è connesso tutto questo con le paure e fobie?

Quanto appena affermato si potrebbe definire come la lente di ingrandimento con la quale lo psicologo osserva il “sistema” persona, il “sistema” coppia ed il “sistema” famiglia: come una costante interazione tra molteplici fattori che alla fin fine generano il problema (ed in alcuni casi la patologia).

Cosa accade a chi ha una paura o fobia?

Risulta importante sottolineare l’esistenza di due tipi di paure: la prima, di darwiniana memoria, sana e funzionale che permette al soggetto di raggiungere i propri obiettivi, eludendo situazioni di estremo pericolo; la seconda, patologica, che si instaura nel momento in cui si porta la paura fisiologica all’eccesso.

Partendo da questa differenziazione e calando il lettore nel vivo del tema, si può affermare che ciò che determina la forte sintomatologia fobica non è l’evento iniziale ma tutto ciò che il soggetto mette in atto per evitare la paura.

Significa quindi che tutti i comportamenti e gli agiti che la persona mette in atto con l’obiettivo di non avere certe reazioni fisiologiche, certi timori e paure, si tramutano essi stessi nella causa del problema.

Quando queste “tentate soluzioni” vengono reiterate e reiterate nel tempo ed anche generalizzate, determinano l’irrigidirsi delle percezioni e delle reazioni nei confronti della realtà.

A questo punto la persona giunge a costruire un senso di “impotenza appresa”, cioè una condizione in cui si sente di non poter controllare gli eventi (la learned helplessnes). Da questa stato possono poi aprirsi tre possibili scenari psicologici:

  • la depressione

  • una reazione di paura acuta

  • il ricorso a rituali capaci di controllare la minaccia temuta

Paura cronica o acuta

In questo articolo verrà approfondita la reazione di forte paura (cronica o acuta).

In questi casi l’individuo tenterà di reagire in alcuni modi, ad esempio cercherà di evitare di allontanarsi da solo e di scansare tutte le situazioni che possono fare correre il rischio di rimanere da soli fuori casa, all’interno della casa, di fronte ad un oggetto fobico o in alcuni ambienti quali spazi aperti, spazi chiusi o file.

Queste forme di evitamento, che hanno l’apparente obiettivo di diminuire la soglia di attivazione della paura, l’aumentano vertiginosamente fino a che si proverà panico nel momento della solitudine.

Un altro comportamento tipico di chi presenta forme severe di paura è rappresentato dalla corsa alla richiesta d’aiuto. Più si chiederà aiuto e meno ci si sentirà in grado di farlo da soli, più si confermerà un senso di inefficacia personale.

Anche in questo caso la tentata soluzione retroagisce sul problema complicandolo invece di risolverlo: si cerca di far qualcosa per non avere quel problema ed invece di diminuirne l’intensità, aumenterà.

Quindi, una volta innescato tale meccanismo, spesso casualmente, come nella maggioranza dei casi, si stabilisce una dinamica circolare di retroazione tra soggetto e realtà, innescato da un evento che spesso non possiede alcuna inerenza con la tipologia di disturbo in seguito sviluppatosi.

In altre parole, da un evento casuale, si determina poi una reazione di paura. Da tale primo evento casuale, con una graduale ma dirompente reazione a catena, basata sulla retroazione tra soggetto e realtà, si giunge alla costituzione della grave sintomatologia.

“Le circostanze hanno meno potere di renderci felici o infelici di quello che si creda, ma l’anticipazione di circostanze future nella fantasia, un potere immenso” Hugo von Hofmannsthal
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