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Immagine del redattoreFrancesca Gottofredi

Dubbi:difficoltà decisionale





“Fuggi dal leone, ti imbatti nell’orso, ti rifugi in casa,

appoggi la mano sul muro e ti morde il serpente”




A tutti noi è capitato in qualche momento della vita di sentirsi dubbioso, incerto e di aver bisogno di approfondire mentalmente un tema, cercare di sviscerarlo.

Questo processo parte tendenzialmente da una domanda, alla quale noi cerchiamo di dare una risposta. La domanda può vertere su aspetti del passato o aspetti del futuro, ma anche aspetti incerti del presente.

Come ben sappiamo c’è sempre un continuum tra sanità e patologia, è insito nella natura umana porsi delle domande e darsi delle risposte oppure porsi delle domande e, non trovando, risposte decidere di “arrendersi”, abbandonare il ring del dubbio e concentrarsi su altro.

Cosa accade però quando non si è in grado di lasciare la battaglia in corso, quando non si è capaci di battere in ritirata? Cosa comporta il non sapere mollare la presa, proprio come quando si giocava a “tira la corda” e non si voleva mai allentare la morsa delle mani per lasciar andare la fune, decidendo così di cadere volontariamente?

Importante è sapere che il livello di disagio non è proporzionale all’importanza della scelta, come potrebbe ragionevolmente sembrare, ma dipende dalle caratteristiche e dalle capacità di chi vuole operarla. Ciò che fa la differenza non è la decisione ma ciò che fa il soggetto per operarla. Un militare ben addestrato o un manager preparato soffrono molto meno nel prendere decisioni estreme quali, ad esempio, organizzare missioni suicide o operare drastici licenziamenti, rispetto ad un padre angosciato o ad una madre preoccupata, che devono decidere se punire o meno il proprio figlio. Ancora una volta la ricerca dell’oggettività risulta essere non solo impossibile, ma una modalità d’indagine fuorviante, poiché la realtà cambia a seconda dell’osservatore. Einstein asseriva “sono le teorie che determinano le osservazioni”, così come Wittgenstein affermava “la realtà è il frutto del linguaggio che usiamo per descriverla”.

Alla fine, è lo stesso essere umano ad essere artefice della propria esperienza, anche quando preferirebbe che fossero gli altri o il fato a decidere per lui.


Dubbio patologico

Il dubbio patologico è conseguenza dell’epoca in cui viviamo, caratterizzata da un eccesso di razionalità, è il così noto disturbo dell’iperrazionalità.

Il processo razionale che, se estremizzato, conduce alla totale irrazionalità con l’effetto di chiudere la mente dentro un labirinto di interrogativi, in cui ogni risposta crea un altro dubbio. Cercare di dare una risposta razionale ad una domanda irrazionale oppure cercare di dare una risposta certa ad una do


manda incerta.

Esistono diverse tipologie di decisioni, tra cui:

- Decisioni critiche: è la situazione in cui si deve operare una scelta che sarà poi difficile da cambiare

- Decisioni complesse: in questo caso la difficoltà è data dalla sua comprensione, che richiede un’attenta analisi.

- Decisioni estreme: in cui bisogna scegliere tra


la vita o la morte, sembra che attualmente questo tipo di decisioni sia molto meno presente, ad ogni modo, se pur in minor misura, continuano ad esistere.

- Decisioni istintive: può capitare che una persona, anche dopo aver riflettuto e cercato di ponderare la scelta, decida seguendo le sue sensazioni.



Come gestire il processo decisionale

Per gestire al meglio le decisioni si deve tener conto di tre aspetti. Bisogna saper sviluppare le proprie conoscenze e diventare sufficientemente sapienti in quell’ambito, sviluppare una capacità adeguata di problem solving, saper gestire i momenti di sconforto e del soffrire che si presenteranno nel processo decisionale.


“La paura guardata in faccia si trasforma in coraggio ,

la paura evitata diventa timor panico”



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